mercoledì 20 marzo 2013

Recensione: Sette giri di donna

Sette giri di donna
di Concetta D'Orazio
Formato: epub, 66 pagine equivalenti
Genere: Narrativa
Prezzo: 1,02 euro

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Recensione 
di Angela Andò


Curioso, introspettivo, femminile. I sette giri di donna di Concetta D’Orazio è un romanzo interessante perché, oltre a intrattenere con avvincenti storie di donne poco più che adolescenti, vissute in epoche diverse, pone al centro un personaggio che è il prototipo del moderno scrittore indie. 


Questa figura nuova di autore indipendente nata tra le pieghe della Rete (vedi la cover story di “Pennyebook Magazine”, Indie alla riscossa) che scrive, si edita e autopubblica. 
 Se si potesse cominciare a tracciare una antropologia (o una sociologia) dello scrittore indie, la protagonista Ines offrirebbe molti elementi di raccordo con la realtà: non a caso è una donna, perché tante sono le scrittrici che trovano uno spazio per sé nella Rete, con una vocazione forte, e una spinta generosa a intrecciare storie sperimentando originalità e imitazione. 
Così Ines, seguendo l’urgenza della parola scritta, “fa scricchiolare le dita sulla tastiera” per “far parlare protagoniste di vite passate che lei conservava dentro”. 
Di lei apprendiamo che svolge un dottorato di ricerca che ha sudato e meritato, nutre molti timori verso il futuro lavorativo, vive da sola, ed è proprio nella solitudine che trova la dimensione ideale per iniziare a scrivere, anzi a “digitare” per dirla con le sue parole. Ne nascono tre lunghi racconti, con i quali quello personale di Ines si intreccia in una fitta rete di rimandi a esperienze e stati d’animo condivisibili. 
La scrittura è terapeutica, si dice, ma i personaggi finiscono per vivere di vita propria. Questa protagonista, non più giovanissima, scrive di getto, sospende per dedicarsi ad altro, poi riprende, obbedendo alla necessità delle sue eroine che la loro storia, di speranze e desideri giovanili, sia narrata, che i soprusi e le violenze a cui sono state sottoposte siano denunciati, infine che ci sia per loro giustizia, attraverso il riconoscimento di un bisogno universale, che attraversa il tempo e i luoghi: la libertà di essere e di scelta. Leggiamo così la storia dell’adultera Iulia, in epoca romana, della guaritrice Jolanda, nel Medioevo, di Isabella, studentessa violata, e delle sue due care amiche, in tempi odierni: storie di amicizia, di complicità e di amore alle quali Ines riserva un epilogo finale. Perché le donne, spesso vittime della società e della storia, possano ritrovarsi nel comune bisogno di libertà.


1 commento:

  1. Il libro custodito nel cassetto per timidezza di gradimento, finalmente esposto in vetrina, spronato da fatto che nessuna opera è di gradimento universale.

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