giovedì 25 ottobre 2012

Che pasticcio l'iva sugli ebook!

Per oscure ragioni normative in tutt'Europa  libri ed ebook hanno due aliquote Iva diverse, con differenze a volte eclatanti: in Inghilterra per esempio i libri sono aliquota zero, non pagano l'Iva, mentre gli ebook ce l'hanno al 20%; in Italia i libri elettronici sono tassati al 21%, e solo al 4% quelli digitali; il più esoso è il fisco danese, che chiede il 25% per gli uni e per gli altri, mentre il Lussemburgo ha la mano meno pesante di tutti, si accontenta del 3% sia per carta sia per bit. 

Una sperequazione che crea storture: molte librerie digitali già prima non vedevano di buon occhio il fatto che Amazon si fosse piazzata la sede legale proprio in Lussemburgo, l'Iva più leggera d'Europa, e la polemica è diventata letteralmente incandescente da che Amazon ha imposto l'Iva al 20% sugli ebook agli editori inglesi che vendono tramite il suo store, invece del 3% lussemburghese.
In un mondo sempre più interconnesso, simili differenze nelle imposte sul valore aggiunto tra paesi membri sembrano francamente anacronistiche, e suscitano vespai legali di difficile soluzione: se io compero un libro, di carta o elettronico poco importa, in un negozio lussemburghese, e quindi dentro lo spazio di Schengen e la libera circolazione di persone e merci (e bit? chissà), devo pagare la tassa al Lussemburgo con le sue aliquote o all'Italia con le nostre? 
E ancora più anacronistico è che lo stesso romanzo, lo stesso libro di scuola, lo stesso manuale abbiano tasse diverse a seconda del fatto che siano stampati su carta o siano fatti di una nuvola di bit... che poi i bit siano tassati più della carta si commenta da sé. Anacronismi che in tanti paesi stanno cercando di eliminare: in Inghilterra c'è un forte dibattito sul portare la Vat (l'Iva britannica) a zero anche per gli ebook, mentre la Francia ha fatto un passo ancora più coraggioso: ha tagliato unilateralmente la tassa sui libri digitali, portandola dal 19 al 7% già nel gennaio scorso. Cosa che ha fatto infuriare la Commissione europea, che  si muove in modo un po' contraddittorio: da un lato minaccia multe pesantissime al governo francese, e dall'altro però lascia uno spiraglio, si attende che verso la fine dell'anno arrivi una nuova normativa comunitaria che si spera porterà a un'aliquota più contenuta sia per la carta sia per i bit. 
Quel che è certo è che nel mondo digitale interconnesso un burosauro come l'Iva diventa un pasticcio di difficile soluzione. 

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